Dalla Sicilia con Amore di tutto un po'

Un mondo raro

Certe storie mi piace iniziarle dalla fine. Questa fine ha l’immagine di una bottiglia di tequila che si prende la scena, e tutta la platea arriva fino al piccolo palco per condividerne un chupito: alla goccia. Questa è la fine di una storia piena di tequila, pulque e mezcal, che è andata giù in una sorsata, che graffia e riscalda allo stesso tempo. Una  leggenda cantata da mille voci: Il mondo raro di Chavela Vargas.

Un viaggio, dalla Sicilia al Messico, sulle note della musica ranchera, tra sciamani, mariachi e peones.

La storia di una donna che ha scelto la libertà, la tequila e la musica, in quest’ordine,

narrata dalle voci di due artisti siciliani, DiMartino e Cammarata, in un’alternanza di musica, racconti, aneddoti, trasgressione, tequila naturalmente e pupi siciliani.

Una vita incredibile a cavallo tra realtà e leggenda, che si è mischiata ad altre vite incredibili, come quella di Frida Kalho di cui era amante o  José Alfredo Jiménez, amico e compagno di sbronze, e Trockij, Ava Gadner, Almodovar, cantanti, pittori, registi, poeti, sciamani, ma anche gente comune. Una vita intensa, sempre con l’acceleratore schiacciato, graffiante e cruda come la sua voce o come un sorso di tequila.

Dalla sua nascita come María Isabel Anita Carmen de Jesús Vargas Lizano, a San Joaquín de Flores, in Costa Rica, il 17 aprile 1919, al suo arrivo in Messico poco più che 17enne, fino alla fama, la scomparsa per 20 anni, il ritorno, la ribalta internazionale ormai ottantenne e l’ingresso nella leggenda.

La donna pantaloni, poncho e pistola, anche se lei odiava questi appellativi, lei era Chavela e basta, o meglio tutte le Chavela che portava dentro, la bambina, la donna, l’amante, l’alcolizzata, la cantante, la triste, l’allegra, la sciamana, la Llorona.

Questo spettacolo è un gioco a due voci dove DiMartino ci apre le porte del Tenampa e Cammarata ci versa la tequila, mentre i Pupi di Chavela e Frida danzano sulle note di una musica ranchera, quella musica che Chavela ha liberato da tutti gli orpelli e vocalizzi folkloristici, per restituirla cruda ed essenziale come la vita. E quei Pupi rappresentano lo spirito combattente di Chavela, quella Guerra contro o per la vita, ma soprattutto la Guerra invisibile che si combatte dentro ognuno di noi. È il gran teatro del mondo che va in scena, “il mondo raro di Chavela Vargas”.

Alzate il sipario.

 

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