Vivian

Vivian era invisibile. Si muoveva tra la gente senza essere notata. Aveva un corpo, a cui era appesa una strana scatola che penzolava sul petto, ma nessuno, tranne i bambini, la vedeva. Guardavano distrattamente la sua ombra, senza badare al corpo che, oscurando la luce, la proiettava. Perché i grandi non badano alle ombre ma ai corpi che le tengono schiave, i bambini invece con le ombre ci giocano, le rincorrono, si impressionano quando diventano dei giganti senza fine e ridono quando diventano piccole, quasi da scomparire sotto la suola delle scarpe. Vivian si spostava nel mondo così, senza farsi notare e guardava.

Guardava la vita scorrere e la intrappolava nella scatola che le penzolava proprio all’altezza dello stomaco, come se fosse quello a nutrirla. Quegli attimi, quegli istanti intrisi delle sue emozioni. Sì, perché la scatola con sopra scritto Rolleiflex, sapeva catturare le emozioni ed era l’unico posto dove Vivian sapeva custodirle. L’indice muove la levetta a destra, un ultimo sguardo nel pozzetto, come un abisso che risucchia l’anima delle cose, poi una piccola pressione verso sinistra e click: catturata.

Per questo aveva deciso di lasciarle là le sue emozioni, per paura di perderle. Meglio lasciarle al buio, là dentro a farsi compagnia, tutte assieme. Sapeva che c’erano, che erano lì, attaccate a lei, non troppo lontane dal cuore, sulla bocca dello stomaco, dove nessuno poteva vederle, dove nessuno poteva macchiarle, dove nessuno poteva corromperle.

Con i bambini però era diverso, loro potevano guardare dentro al pozzetto, vedere la magia del mondo che veniva catturato e qualche volta gli permetteva anche di immortalare le loro emozioni, guidando le loro piccole dita sulla levetta fino a quel click, che era come il tempo, il prima e il dopo, un attimo solo che non si ripete, un adesso infinito che dura il tempo di esposizione dell’immagine.

Vivian depositava le emozioni sugli oggetti, e li conservava: biglietti, scontrini depliant. Per ricordarsi di essere viva, di essere Vivian. Svuotava il corpo e riempiva scatole: due giri di scotch e via. Quando Vivian è diventata invisibile anche ai bambini, un uomo curioso è andato a cercarla e ha provato a guardare dentro a quel pozzetto, senza trovarla. Perché su una cosa aveva ragione, se avesse aperto quella scatola, loro sarebbero scappate via, come tutte le emozioni della sua vita appena aveva provato a mostrarle al mondo. Però c’era qualcosa in quella scatola, c’era uno specchio, tanti frammenti di specchio che riflettevano ancora quello che gli occhi di Vivian avevano guardato.