La Puglia, il Salento e il vino

Si dice che la Puglia sia uno stato d’animo. Che arrivati lì, dove l’Italia diventa un tacco che si tuffa tra Ionio e Adriatico, ci si debba togliere le scarpe, poggiare in terra lo zaino carico dei problemi di tutti i giorni e rilassarsi. E poche cose aiutano a questa pratica come un buon bicchiere di vino: rosso, bianco o rosé… fate voi.

Noi siamo stati in Puglia poco più di un anno fa: Lecce, Taranto, Alberobello, Locorotondo. Uno dei primi viaggi di Noah, con un’eterogenea compagnia di isolani, crucche, pugliesi e limitrofi. Non stiamo qui ad elencare pranzi, cene, panzerotti, pasticciotti… era la settimana di Pasqua.

Allora, se volete potete venire assieme a noi a fare il giro di questa terra assolata, ma non attraverso il suo Barocco o la pietra leccese, non sulla sabbia fine delle sue spiagge, sulle belle scogliere e nel mare trasparente, non con i passi di un ballo “tarantolato” e il suono della Pizzica, ma attraverso i suoi vini e il modo di declinarli della famiglia Papadopoli e la Tenuta Giustini: partendo da un Vecchio Sogno.

…e dove si arriva inseguendo un Vecchio Sogno?

Lontano. In un bel posto. Sicuramente vicino alla felicità. O in Puglia, appunto, nel tacco dello stivale, tra ulivi e vigneti, dentro un calice di vino tanto rosso da sembrare quasi nero, con nel naso sentore di frutti rossi e spezie.

Proprio come la Tenuta Giustini facciamo partire questo viaggio dal Negramaro. È senza dubbio il vitigno simbolo del Salento, caratterizzato da un colore scuro, come racconta il suo nome, formato dal latino niger (nero) e dal griko mavro (nero), nero nero, appunto. Altri lo legano al dialetto Salentino, Niurumaru: di colore nero e dal sapore amaro, dato dai tannini. Vendemmiato dona un vino rosso rubino dai riflessi violacei, dal profumo di frutti rossi e spezie.

Tenuta_Giustini_Vecchio_Sogno_Negramaro
Il Vecchio Sogno essendo un Negramaro in purezza abbraccia tutte queste caratteristiche mantenendo un gusto morbido ed equilibrato.

La storia del vino pugliese si perde lontano nel tempo e toccherebbe scomodare Greci, Fenici, Illiri e indietro ancora. A sentire i romani, quello pugliese non era “vinum” (veniva chiamato così il vino miscelato con miele, resine e altri additivi per renderlo più corposo), ma “merum”, cioè vino puro, genuino e sincero. Ancora oggi il vino (quello buono) in Salento è chiamato “mieru”. Prima ancora dei romani i nativi usavano la radice mir per indicare il loro vino rosso, termine che in illirico significa buono, ben fatto.

Il Primitivo è il diretto discendente di quel “merum”, così chiamato perché matura in anticipo rispetto alle altre varietà, si può vendemmiare già a fine agosto. Partendo dalle colline di Gioia del Colle (dove viene attestato dalle prime fonti storiche attendibili risalenti al 1700) giunge fino al Tarantino dove trova il suo habitat ideale. Il suo viaggio è poi continuato, raggiungendo la California e l’Australia col nome Zinfandel. Il tipo di coltivazione è ad Alberello, quella più usata in queste zone.

(Il Primitivo di Manduria è un vino caldo, avvolgente, dal profumo di frutti neri e note speziate, di colore rosso rubino intenso.) Ha ottenuto la doc nel 1974.

 Primitivo di Manduria D.O.C. della Tenuta Giustini, medaglia d’oro al Concours Mondial De Bruxelles 2019.

Primitivo di Manduria D.O.C. della Tenuta Giustini, medaglia d’oro al Concours Mondial De Bruxelles 2019.

Il Primitivo viene prodotto anche nelle versioni dolce naturale e liquoroso.

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Primitivo dolce I.G.T. Salento 100%. Colore Rosso tendente al granato. Olfatto Intenso e persistente.

Il nostro viaggio tra i vitigni Salentini continua con la Malvasia (sia bianca che nera). È un vitigno che si trova un po’ in tutta Italia, con almeno 17 varietà. Anche la sua storia muove i primi passi dalla Grecia e il suo nome deriva dalla traslitterazione del nome della città del Peloponneso Monemvasia, che significa “unica entrata”, e si riferisce al solo accesso per raggiungere la città.

La fama del vino di Malvasia, nel tempo, è cresciuta molto oltre che per le sue caratteristiche di morbidezza e dolcezza per l’elevata gradazione alcolica, qualità molto apprezzata perché permetteva al vino di affrontare anche lunghi viaggi. Per queste caratteristiche la Malvasia riuscì a prendere il posto dei vini bianchi e secchi dell’Europa del Nord, della Guascogna e della Germania.

Nel Salento, da sempre, si coltiva un biotipo a bacca bianca denominata “Malvasia bianca di Lecce”. Il vitigno entra nella composizione della DOC Leverano.

La Tenuta Giustini produce una malvasia bianca frizzante

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Il suo colore è giallo paglierino chiaro con riflessi verdolini, aspetto cristallino, dal gusto fresco, armonico, con una piacevole nota morbida e un profumo intenso e fruttato.

 

Dante Alighieri descriveva così la Puglia 

Terra sitibonda ove il sole si fa vino

E non lo diceva a caso, la Puglia è la regione italiana che produce più vino (9.8 milioni di ettolitri, dati istat 2019).

Infondo è qui che nasce il modo di dire “fare un brindisi”, fare come a Brindisi, cioè fare bisboccia e bere vino in quantità come facevano i crociati in attesa di imbarcarsi per la Terrasanta.

Prima dei saluti vi presentiamo un rosé, prodotto dalla vinificazione dei vitigni di Negramaro.

La Puglia produce la maggior parte del vino rosato nazionale. Qui, nel lontano 1943, venne imbottigliato e commercializzato il primo rosato d’Italia: 90% Negramaro, 10% Malvasia Nera.

Perché dal Negramaro non si ricava solo il rosso, anzi, è stato l’ultimo ad arrivare, dopo la Lacrima (fatto dalla “lacrimazione” degli acini più maturi appena raccolti) e il Rosato, che veniva detto il vino di una notte, perché ha una macerazione corta, e passa solo una notte nel tino (la sua macerazione può variare da poche ore a massimo due giorni).

Colore rosa chiaretto acceso, con bouquet Intenso e di buona ampiezza, note fruttate con predominanza di mela. Al gusto ha una discreta struttura e buona persistenza.
Colore rosa chiaretto acceso, con bouquet Intenso e di buona ampiezza, note fruttate con predominanza di mela. Al gusto ha una discreta struttura e buona persistenza.

E con questo vi salutiamo e se voleste approfondire la conoscenza della Tenuta Giustini questi sono i link:

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Tenuta Giustini

Un viaggio partito da un “Vecchio Sogno”, sigillato dentro una bottiglia con un tappo di sughero, che oggi è diventato una realtà fatta di 40 ettari di vigneti autoctoni, 300 mila bottiglie prodotte annualmente e una distribuzione che raggiunge oltre venti paesi nel mondo.

Nel 2005 venne prodotta la prima bottiglia col nome “Vecchio Sogno”, nel 2010 Giuseppe Papadopoli ha dato vita alla cantina, e oggi la Tenuta Giustina può vantare tre collezioni (Design, Classico, Terramè), che racchiudono tutto il meglio della viticoltura Salentina.

“Una selezione accurata delle migliori uve da vino, la potatura secca, la legatura manuale dei tralci, la selezione gemmale, la cimatura, i trattamenti naturali, la vendemmia a mano e la cernita delle uve, è ciò che rende i nostri vini unici.” Tenuta Giustini.

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La Puglia in pillole:

– Proverbio pugliese

“Bbivitore finu, prima l’acqua e ppoi lu vinu”: il buon bevitore prima del vino beve un bicchiere d’acqua per evitare mal di testa e altri malori.

– Puteche: le botteghe vecchie botteghe del vino.

Il Putearu: L’oste… che serve “lu mieru e do’ freseddhe” (il vino e due friselle).

– “Mesci e filtra il vino e non pensare al domani”, cantava Orazio.

– Per finire, visto che abbiamo un figlio pisano, citiamo il pisano per eccellenza, Galileo Galilei, che elencando le virtù del vino diceva: “L’ingegno si fa illustre e chiaro, l’anima si dilata, gli spiriti si confortano e le allegrezze si moltiplicano.”

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