Noah ha due sogni, volare e avere un’amica balena.
E lo racconta a tutti, ma proprio a tutti.
Ma tutti, proprio tutti, gli dicono che non può avere quei sogni là.
“Non hai le pinne” gli dice Alberto.
“…e non hai le ali” aggiunge Luca.
“Forse dovresti cercarti un amico normale” continua Igor.
“Dovresti avere un sogno senza ali” concludono in coro, e se ne vanno via a giocare a giochi normali, senza sognare mai niente con ali, pinne o cose che non siano braccia o gambe.
Ma a Noah piace volare e gli stanno simpatiche le balene perché fanno la fontana di spruzzi e cantano in quel modo buffo. Inoltre, lui ama scivolarci giù dalla testa alla coda, saltando in aria e poi di nuovo al contrario, dalla coda fin su la testa, anche se non l’ha mai fatto.
Ogni giorno dalla scogliera osserva il mare in cerca della sua futura amica balena e studia il vento per imparare a volare.
Guarda sui libri, si informa giù al porto dai pescatori, passa pomeriggi interi al museo di storia naturale dove ci sono tutti quegli scheletri giganti di animali estinti, lo chiede ad Arturo mentre gli ripara la gomma della bicicletta, perché lui sa sempre tutto, lo chiede anche ai pesci nel negozio di animali ma senza risposte e sperimenta:
Per incontrare una balena si deve urlare dentro un megafono con una patata in bocca.
Per volare devi imparare ad appoggiarti sul vento.
Per chiamare una balena devi fischiare così forte da non sentire il fischio.
Per stare in aria dovresti essere leggero come una piuma o avere tanta aria dentro la pancia come un dirigibile.
Per farti amica una balena basta una manciata di crill.
Per volare è semplice: servono le ali.
Per incontrare una balena come prima cosa bisogna bagnarsi.
Per volare è fondamentale essere scalzi.
E così per altri millemila modi di incontrare balene e imparare a volare.
Poi, un giorno, senza preavviso, da una nuvola bianchissima esce la testa di una balenottera azzurra, con sopra un bambino con gli occhiali da aviatore, e via via tutto il corpo, lungo, lunghissimo, che sembra non finire mai, fino alla coda che in un colpo deciso dissolve la nuvola da cui era nata. Noah guida la balena e lo fa nel blu del cielo, con le possenti pinne che spostano l’aria come fosse acqua, e sotto, tutti restano a bocca aperta, come accade sopra il filo del mare quando vengono avvistate da turisti e pescatori. Tutto come sempre insomma, solo capovolto e Noah con la sua balena che dallo sfiatatoio sputa nuvole in cielo a forma di pesci dell’oceano. Un immenso Cielomare in cui Volontare, perché nel Cielomare si Volanuota solo volendolo con tutto se stessi.
Tutti, guardando il cielo con la bocca spalancata sognano di volare sulla balena, ma non possono, perché non sono allenati a fare sogni impossibili.
Da quel giorno però, anche loro iniziano a fare sogni con ali, pinne, propulsori atomici, super-razzi e cose diverse da semplici gambe o braccia, mentre Noah scivola sulla sua amica balena, dalla testa alla coda, su in cielo e ancora giù al contrario, tra gli spruzzi e le risate dei sogni senza limiti.